NATURA
Foche della Groenlandia - Iles de la Madelein (Canada)

E’ il 13 marzo e il pack che, da gennaio ad aprile, copre il golfo del San Lorenzo, in Canada, è lo scenario di uno straordinario spettacolo naturale, che si ripete immutato da millenni. Questa è una delle nursery più importanti per la specie: migliaia di foche della Groenlandia (Phoca groenlandica) vengono a partorire. Per arrivare nella zona, hanno percorso quasi 8 mila chilometri. Dopo aver trascorso l’estate nutrendosi nelle acque del Mar Glaciale artico, a metà ottobre hanno iniziato una straordinaria migrazione verso sud per venire a riprodursi. Per raggiungerle abbiamo volato in elicottero per più di un’ora. Quando atterriamo la sensazione che ci assale è il disorientamento. Tutto intorno è un’immensa, piatta distesa di ghiaccio. Le improvvise folate di vento colpiscono il viso come schiaffi. La temperatura può scendere improvvisamente a 40 gradi sotto zero. Tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo i cuccioli nascono sui lastroni di ghiaccio galleggianti riempiendo l’aria dei loro lamenti. Le madri li allattano 6–7 volte al giorno per due settimane circa, poi li abbandonano. In questo breve tempo però il loro peso sarà già passato da 11 a 35 chilogrammi. Nel giro di un mese, completata la muta, entreranno per la prima volta nell’acqua e cominceranno a nutrirsi da soli. Il segreto di una crescita così rapida è nel latte ipercalorico: contiene il 45 per cento di grasso, dieci volte quello di una mucca.  Se tutto andrà bene potranno vivere fino a 30-35 anni. Sempre che non incontrino sulla loro strada l’uomo. Guardando i cuccioli che arrancano tra i lastroni di ghiaccio o sonnecchiano al sole, è difficile immaginare il tragico destino che fino a pochi anni fa era loro riservato. L’opinione pubblica  mondiale venne a conoscenza della strage che si compiva nel silenzio della banchisa solo nel 1964, quando per la prima volta la televisione del Quebec mandò in onda un filmato che mostrava alcuni cacciatori mentre uccidevano centinaia di blanchons (così vengono chiamati i piccoli dal pregiato manto bianco) fracassandogli il cranio a bastonate. Il bottino erano le loro pellicce che andavano a ruba in America e in Europa. Quell’anno nel golfo del San Lorenzo ne furono ammazzati e scuoiati 81 mila, nel 1967 erano saliti a quasi 100 mila. Iniziò così una crociata fatta di scontri tra ambientalisti e cacciatori, campagne di stampa, boicottaggi dei prodotti canadesi. La svolta arrivò nel 1983, quando la Comunità Europea, che importava oltre il 70 per cento delle pelli di foca bandì i prodotti derivati dai cuccioli bianchi. Una decisione che fece collassare il mercato e costrinse il Canada a vietare, nel 1987, questo tipo di caccia. Ma la guerra non è stata vinta. La strage continua. Oggi, infatti, una foca della Groenlandia può essere uccisa legalmente non appena ha cominciato la muta della sua pelliccia bianca, circa due settimane dopo la nascita.